QUI e OLTRE_ Tracce
In una contemporaneità dominata da un’arte centrata sul mercato del Nome, è parso interessante decidere di assegnare allo Spazio ospitante, progettato e trasformato dai nomi, il senso e il ruolo di Opera.
L'Opera è nata a seguito di una attenta e intima lettura individuale del sito (casa Furlan, via Abate Colonna 2, Rosazzo di Manzano, 300 metri prima dell'Abbazia di Rosazzo).
La site specific art è una attività diffusasi da qualche anno. Essa nasce certamente dalle modalità di sviluppo della nostra cultura e della nostra civiltà, con le sue dinamiche di natura sociale.
La differenza tra la nostra Opera e questo modus di esprimere contenuti concettuali e di affrontare la ricerca artistica, è che QUI E OLTRE non è nata affatto come Opera e, soprattutto, non ha voluto misurarsi e interagire col sito, ha deciso di sostituirlo. Di produrre una stratificazione temporanea. Di affermare una nuova Storia del luogo. Prendergli il posto. Nessuna suggestione banalmente funzionale. Alcun commento pretestuoso (o presuntuoso). A nessuno di noi è mai venuto in mente di fare un'opera site specific, noi abbiamo voluto essere site specific.
Ognuno di noi (Federico Rizzi, Alberto Moretti, Giulia Iacolutti, Agnese Toniutti) durante i sei mesi di lavoro, ha lasciato entrare in sé le energie del luogo a seconda dell'individuale sensibilità e attitudine. Parlando di "energie" non parliamo del superficiale e modaiolo modo di intendere tutto ciò che ci circonda e che non possiamo conoscere se non attraverso una generica attenzione extra-fisica di stampo new age, ma parliamo davvero di una volontaria e forte azione individuale di mettersi in profonda sintonia vibratile con i volumi, con i muri da cui detti volumi sono definiti, con le centenarie invisibili Storie che detti muri trattengono in loro. Un processo oscillante tra l'amore e l'alchimia.
Incontrare e visitare il luogo è sempre stato, per ognuno di noi, un atto d'amore alchemico, è stato un amplesso lungo sei mesi in cui abbiamo incrociato prima lo sguardo, abbiamo accennato parola, poi abbiamo esperito la timida scrittura, ci siamo concessi un pasto insieme mettendo in vista le materie e le essenze di cui siamo fatti; quindi ci siamo annusati, ci siamo poco sfiorati, abbiamo arrischiato l'avvicinamento delle nostre guance, abbiamo preventivamente provato il senso del bacio, poi abbiamo baciato solo per sentire il profumo, poi finalmente siamo entrati con fierezza nello scambio dei corpi e siamo giunti all'Opera.
Ognuno ha esercitato queste dinamiche col luogo per se stesso, ma in comunione sensoriale con gli altri. Prima erano due (Federico e Giulia), dopo siamo diventati tre, infine quattro, e sempre in un crescendo di pura e schietta condivisione, senza invidie, senza primeggiamenti, senza malumori, senza reciproci disinteressi. Ognuno di noi ha così lavorato nel proprio silenzio, fino al giorno dell'inaugurazione, in cui ancora alcune cose sono cambiate, sempre in relazione amorosa, a volte violenta, con questo corpo storico vivente, in cui un suo muro era una gamba che cambiando posizione portava alla condivisione perfetta delle superfici e al vero piacere, giusto per significato e per discrezione e passione.
Il risultato è che ogni opera esposta è alla fine esente da paternità, è il risultato dell’osmosi dialettica e dello sviluppo collettivo di idee, che ogni artista ha poi indirizzato nel proprio ambito di competenza.
Ecco, dopo tre mesi di vita autonoma di questo figlio collettivo nato da questa serie di atti d'amore alchemico, individuali ma sempre condivisi, ora si tratta di fermarne memoria.
In questo sito di QUI E OLTRE, desideriamo si trovino Tracce, non racconti completi: il racconto completo è di sola stretta pertinenza del luogo, cercare di rubargli il ruolo sarebbe un errore; solo con la sua vita fisica si potrebbe tramandare tale racconto.
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